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I Gladiatori

 

 

Il nome “Gladiatore”, deriva da “gladius”, una piccola spada, usata nei combattimenti.

Le origini dei Gladiatori risalgono all’epoca degli Etruschi, che utilizzavano gli schiavi per sanguinosi spettacoli, in occasione dei funerali di illustri personaggi o per la loro commemorazione, allo scopo di immolare le vittime agli Dei.

Successivamente nell’epoca romana però, ricoprirono un ruolo importante nella vita politica, sociale e psicologica dell’Impero Romano, diventando necessari ai stessi imperatori, i quali finanziavano continui spettacoli crudeli, negli anfiteatri, con lo scopo di distrarre la plebe dai gravi problemi sociali, quali la disoccupazione, la fame, il vivere in abitazioni misere o poco igieniche. Gli spettacoli riducevano la noia, la depressione, e soprattutto la possibilità, che la disperazione scatenasse rivolte o sommosse contro l’Impero. Questa necessità “sadica” del popolo romano, verso tali spettacoli di sangue, era ben accetta dagli imperatori.

Gli spettacoli più richiesti erano quelli contro animali feroci (venationes) e tra donne, queste ultime spesso provenienti da famiglie agiate di Roma.

I Gladiatori provenivano da tutto l’impero, quasi ovunque erano presenti le arene per i combattimenti, e l’Amphitheatrum Flavium o Colosseo, era il palcoscenico più ambito da questi.

Come per le gladiatrici, anche gli uomini non erano tutti schiavi, solo una parte, e quest’ultimi, potevano decidere o no, se diventare gladiatori, in palio però c’era la “libertà”. Dopo 10 combattimenti vinti ottenevano un collare metallico, che li identificava come “uomini liberi“, inoltre, avevano il diritto di scegliere se continuare a combattere, o diventare istruttori per altri Gladiatori.

Nelle arene vi scesero addirittura i nobili, come ad esempio Gracco, senatori, e addirittura imperatori: Caligola scese in arena vestito da trace; Nerone, si presentò vestito come Ercole, quando doveva uccidere il leone, dovutamente preparato a non reagire in alcun modo.

Ma la maggior parte dei Gladiatori erano veri e propri professionisti, che venivano acquistati e gestiti da imprenditori (Lanista), spesso proprietari delle “Ludus Gladiatorius“, Scuole per Gladiatori. Alcune potevano ospitavano  fino a 2000 gladiatori, che venivano affittati a circhi o arene, con lo scopo di portarli al successo.

Non venivano maltrattati, anzi, gli imprenditori tutelavano i lori investimenti nella speranza di portarli alla fama, diventando loro stessi ricchi.

Erano sottoposti a duri addestramenti, superiori a quella dei legionari, avevano un’alimentazione ferrea, regole e codici di comportamento, erano abili con tutti i tipi di armi, per poi, specializzarsi con una ben precisa, classificandoli in categorie in base al loro equipaggiamento da combattimento ( Cetervari, Reziari, Traces, Mirmillones ecc. ).

Il loro motto era “Gloria o Morte”, perché era la gloria e la fama, la vera ambizione del gladiatore. Essere famoso, portava ricchezza, donne, essere invitati nelle case Patrizie, popolarità, diventavano veri eroi nazionali, a tal punto, che c’era un fiorente commercio di manufatti, che ricordavano specifici gladiatori, e si credeva che alcuni oggetti dei gladiatori avessero poteri miracolosi.

Per comprendere quanto valesse essere un Gladiatore famoso, possiamo fare riferimento alle corse con le Bige, un altro spettacolo amato dal popolo romano di quel tempo. Scorpo fu vincitore di ben 2048 corse, Pompeo Muscoloso di 3559, Pompeo Epafrodito di 1467, ma il più grande fu Diocle più di 4000 traguardi, si dice che abbia chiuso la sua carriera con un patrimonio di 35 milioni di sestersi.

Entravano nelle arene con una parata, fatta di carri o a piedi, accompagnati da suonatori, e giunti sotto la tribuna dell’Imperatore, lo salutavano con un “Ave, Cesare“, per poi posizionarsi per l’inizio dei combattimenti. Non è veritiera la frase “Ave, Cesare, morituri te salutant” (Ave, Cesare coloro che si apprestano a morire ti salutano), come non è vero il pollice in alto o in basso del pubblico, soltanto in rari casi, per chi si comportava vilmente, si richiedeva la "condanna a morte".

I spettacoli erano cruenti, e sanguinari, ma era estremamente raro che un gladiatore professionista fosse ucciso, sicuramente mal ridotto, ma erano forti atleti.

La morte di un Gladiatore nell’arena, veniva constatata da due persone, una con un ferro rovente, testava la condizione del gladiatore, l’altra, chiamata “Caronte”, armato di una mazza, gli dava il colpo finale, solo se necessario, e se non graziato dall’imperatore, quest’ultimo poteva cambiare le sue sorti, pagando il manager.

L’Imperatore Onorio nel 402 abolì definitivamente i combattimenti. Secondo altre fonti, l’ultimo spettacolo dei gladiatori si ebbe nel 438 d.C. e fu l’imperatore Valentiniano III a vietarli definitivamente.

 

 

I più famosi gladiatori sono stati:

 

- SPARTACO, nato in Tracia (l'attuale Bulgaria) circa nel 109 a.C. ed morto in Lucania nel 71 a.C., capeggiò la rivolta degli schiavi, infatti venne soprannominato "lo schiavo che sfidò l'Impero".

- CRIXO (Apulia, 72 a.C.), condottiero gallico e leader della ribellione degli schiavi durante la terza guerra servile assieme a Spartaco ed Enomao (Gallia – Campania, 73 o 72 a.C.).

 

 


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