Arco di Settimio Severo
L’Arco di Settimio Severo risale al 203 D.C. voluto dal Senatus PopulusQue Romanus (S.P.Q.R. - Senato e Popolo di Roma).
I rilievi celebrano le vittorie di Settimio Severo sui Parti (attuale popolo dell’ Iraq e Iran) ed in Arabia (Mesopotamia). E’ a 3 fornici (Archi), con un passaggio centrale affiancato da due passaggi laterali più piccoli usati dai pedoni. L'arco è alto 23 metri, largo 25 e profondo 11,85, ed è costruito in marmo.
Sui lati lunghi dell’Attico (parte rettangolare sopra l’arco) vi è un’iscrizione con dedica a Settimio Severo e a suo figlio Caracalla. In origine nell’iscrizione vi erano scritte che celebravano entrambe i figli di Settimio Severo: Geta e Caracalla. Ma quando Caracalla venne eletto imperatore, fece uccidere il fratello Geta e tolse così il suo nome dall’iscrizione onoraria.
Sopra gli archi minori grazie a 4 pannelli decorati in bassorilievo , vengono raccontate le fasi e gli eventi salienti della battaglia e della conquista della Partia (Iran). Essi devono essere letti e interpretati dal basso verso l’alto. Sopra l’arco centrale c’era una quadriga (carro trainato da 4 cavalli) in bronzo con le statue di Settimio Severo e del figlio Caracalla.
Una curiosità che risale all’epoca Medioevale è che l’arco era per metà sepolto e nell’arco centrale un barbiere aveva installato il suo negozio. Accanto all’arco, sul lato minore inoltre era stata costruita una torre appartenente alla famiglia Brachis. La presenza di un gran numero di vacche e stalle di animali e torri fece sì che la zona era nota con il nome di Campo Vaccino o Campo Torrecchiano. Soltanto nel 1803, papa Pio VII iniziò a dissotterrare l’arco che però venne completamente liberato solo nel 1898. Una copia dell’arco di Settimio Severo caratterizza l’entrata del Palazzo Imperiale a Berlino. L’arco è l’unica struttura ancora intatta nel Foro Romano.
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